Come raccontare il coronavirus ai bambini.
Ho provato a spiegare a Sophie, 9 anni, che cosa sta succedendo.
Questa settimana non andrà a scuola e ogni volta che accendiamo la televisione sente parlare solo di coronavirus.
Parlarle e dirle la verità mi sembra scontato e ovvio perchè credo che i bambini debbano sempre sapere la verità che possono capire. Ma da dove iniziare?
A scuola stanno studiando scimmie antropomorfe, ominidi, caratteristiche e vita di gruppo dei primi uomini. Sono settimane che nei ripassi prima di verifiche e interrogazioni la posizione eretta, il pollice opponibile e la vista frontale capace di distinguere i colori la affascinano tantissimo.
Ne approfitto.
« Sophie perché le scimmie sono scese dagli alberi e hanno iniziato a stare in piedi su due zampe? »
« Mamma, è ovvio, perché avevano fame e il clima era cambiato quindi non c’erano più frutti sugli alberi, infatti anche la loro dieta stava cambiando »
« Ok, vediamo un po’, prova a fare la scimmia che scende dall’albero e sta su due zampe e si guarda intorno per vedere oltre l’erba alta se arrivano predatori »
Mi segue, perché il teatro qui in casa è sempre stato un modo per veicolare tante cose (a tre anni, per spiegarle il concetto di tempo correva su una linea di scotch di carta muovendosi avanti e indietro tra passato, presente e futuro…).
Fingo di essere un predatore e la attacco da dietro. Salta in aria, ride.
« Vedi Sophie, hai capito? Quei poveri ominidi mentre avevano fame avevano anche paura, perché non sapevano se sarebbero stati attaccati a loro volta… »
« Sì mamma ovvio, per questo vivevano in gruppo… »
« Sì, per questo. E’ un po’ quello che sta succedendo con il coronavirus, che è una cosa che nessuno può vedere ma tutti sappiamo che c’è… »
« Tipo la tigre con i denti a sciabola? »
« Sì, più o meno, questo virus è un po’ la tigre con i denti a sciabola che ci fa paura, però bisogna sapere alcune cose, altrimenti la paura ci blocca e la tigre ci mangia. Allora, tanto per iniziare, questo virus non ha colpito i bambini, e questa mi sembra una bella notizia, perché si vede che voi siete già molto avanti nella cosa e il virus vi salta perché sa che non c’è niente da fare con voi »
« Davvero mamma? »
« Beh sì, davvero. E’ un virus di cui non sappiamo ancora molto ma di certo alcune cose le stiamo imparando e questa sui bambini la sappiamo »
« Ma perché allora non andiamo a scuola se a noi non ci prende? »
« Perchè tu e i tuoi compagni non siete soli al mondo, non esistete solo voi, voi fate parte di una comunità, abitate in questa città e ognuno deve fare la sua parte per aiutare a non far diffondere il virus. Perché quello che sappiamo è che purtroppo qualcuno muore, 2 persone su 100, solitamente anziane. Quindi per evitare che la tigre saltelli di qua e di là come le pare, chi ci governa ha ascoltato i consigli di tantissimi medici e si è pensato che stare tutti insieme in un posto è un po’ come invitare la tigre a fare una festicciola. »
« Ma la lezione aperta di pianola la faremo? Magari se ci laviamo tutti le mani… »
« Eh per ora non lo sappiamo ancora ma penso che la rimanderete. Però intanto non devi pensare che stiamo tutti immobili come sassi, eh no. Mentre tu sei a casa tutti i medici del mondo, ma tutti eh, stanno lavorando per capire come sconfiggere il virus. Tutti i giorni si svegliano, vanno al lavoro e cercano la soluzione… »
« Quindi sono come gli scienziati… prima fanno ipotesi poi sperimentano e però devono fare più esperimenti per vedere se le ipotesi sono giuste e poi devono confrontarsi con gli altri scienziati sugli esperimenti e sulle ipotesi »
La guardo e sorrido dicendo sì, ha appena ripassato scienze senza volere e io che credevo di doverle spiegare tutto.
Scappa via cantando e poi si mette a disegnare col compasso una roba complicatissima che diventerà l’ennesimo quadro da appendere al muro della sua camera.
« Sophie, comunque guarda che a scuola dovrai tornare eh »
« Sì sì mamma lo so, ma intanto mi rilasso».