L’appello

Cosa possiamo fare in questo momento per pescare qualche ragione valida, dal cesto della responsabilità, capace di trattenerci dal correre fuori di casa? Tentati dalla primavera calda che sta facendo lo struscio per le nostre vie siamo tutti più o meno chiamati a motivarci per resistere.
La motivazione, ciò che ci muove all’azione (ma in questo caso è più un’ azione del pensiero che non di muscoli scattanti), è una somma di leve che ciascuno è chiamato a muovere come meglio riesce. Dobbiamo resistere per molte ragioni ma è necessario mettere all’orizzonte un progetto, un’idea, più idee. La nostra meta è la fuga dall’Alcatraz domestico ma oramai ce lo stanno dicendo in ogni modo: attenzione, nulla sarà più come prima.
Come attrezzarsi allora per un futuro incerto di cui non intravediamo la durata e i cui contorni sfuggono? Immaginandoselo proprio così: incerto. Come d’altronde lo è sempre. Il futuro è sempre stato incerto e come diceva il poeta di strada “il futuro non è più quello di una volta”.
E neppure noi siamo più quelli di una volta perché in qualche modo la situazione attuale ci sta facendo uscire dall’infanzia ingenua in cui tutto è sotto controllo e comodo e ci sta spingendo violentemente verso un’adolescenza inquieta e galoppante. In questo passaggio sta tutta l’incertezza del mondo. Letteralmente.
Non saremo più i bambini del mondo dopo questo virus, non consumeremo più come prima, non giocheremo più come abbiamo sempre fatto e inizieremo a guardarci in maniera diversa. Sogneremo anche in maniera diversa? Chi lo sa?
Cambieremo testa e copriremo il corpo (sappiamo già che per molto tempo la mascherina sarà obbligatoria, un segno sul viso che nasconderà bocca e naso e che coprirà il corpo rendendolo un nuovo, inedito, soggetto di scena ).
Benvenuti nella seconda adolescenza (sempre che siate usciti dalla prima). Alzi la mano chi è terrorizzato.
Se è vero che siamo stati bambini viziati è anche vero che l’adolescenza che ci aspetta può aprirci a scenari nuovi, non solo come masse, ma anche come singoli. E’ entusiasmante pensare che la ribellione (un tratto che dovrebbe essere tipico della fase adolescenziale) potrà tornare alla ribalta. Certo, occorrerà scegliere le battaglie giuste da fare ma è proprio ora che abbiamo il tempo, un sacco di tempo, per pianificarle.
Nulla sarà più come prima. Ed è evidente che questa frase, che finora abbiamo sempre sentito pronunciare in campagne marketing di dubbio gusto, porti con sé una quota di angoscia. Prendiamola per quella che è senza soffocarla con l’illusione che “ne usciremo migliori”. Non si sa se ne usciremo migliori o peggiori, di certo che c’è ne usciremo e potremmo raccontarlo.
E anche se è una piccola consolazione non dimentichiamo che stiamo vivendo qualcosa che finirà sui libri di Storia.
Proviamo a farci una bella figura, “siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo”.

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