Futuri cittadini

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I bambini sono da molto tempo citati come “oppressi”, dalla pandemia, dalla dad, dalle case che li costringono senza liberarli. Come possiamo farcela, come genitori, ad affrontare tutto questo? Accettiamo passivamente? Protestiamo sbandierando mascherine con il nome di nostro figlio? O ci inventiamo qualcosa affinché un raggio di sole, per quanto minimo, entri nel buio di questo periodo?

Ogni tanto ripenso ai bambini dei secoli scorsi ma senza andare più in là, persino l’infanzia dei miei genitori è stata più complicata di quest’infanzia attuale. Eppure, il grande traguardo l’hanno raggiunto anche loro. Sono diventati cittadini.

L’obiettivo genitoriale non è forse questo? Allevare figli e farli diventare cittadini del mondo. Non è banale questa sfida, forse più complessa dei mesi di dad.
Ma finalmente anche nelle scuole è arrivata la materia chiave per questa cittadinanza troppo spesso dimenticata: l’educazione civica. Poi un giorno parleremo delle ripetizioni che dovrebbero essere fatte anche ai genitori, però è importante che ci sia.

Un aneddoto: cinque anni, nel 2016, Hilary Clinton era la prima donna a correre per la presidenza americana, il padre di Tess, una bimba di 5 anni, la sera in cui Trump vinse quelle elezioni, pianse di rabbia e picchiò i pugni sul tavolo spiegando alla figlia ciò che era successo. Tess non lo ascoltò neppure e gli chiese di leggerle la storia per addormentarsi, come ogni sera.
Nei cinque anni successivi però ogni volta che la bimba vedeva apparire Trump in televisione lo guardava aggrottando le sopracciglia. Alle ultime elezioni presidenziali americane, la stessa bimba ha gridato di gioia quando ha saputo che accanto a Biden ci sarebbe stata Kamala Harris.
Cos’è accaduto? Il padre ha fatto seguire a Tess per cinque anni un corso intensivo di politica? No, niente affatto: il padre ha aperto la porta al mondo là fuori, indicando una direzione, inconscia sicuramente, ma lasciando alla figlia un segno.
La memoria delle volte è fatta di futuro.
Si può raccontare tutto ai nostri figli e si deve farlo con le cautele adeguate e con una lingua adatta alla loro età, ricordandosi sempre che sanno intercettare la realtà dalla bugia. Per questo forse quella bimba ce l’aveva su con Trump.
Poi i bambini ascolteranno solo ciò che gli interessa, ma ciò che conta è che “sentano”, e possano iniziare a pensarsi cittadini del mondo. Nonostante la pandemia, la dad e noi.

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