I bambini son poeti

Tutto è linguaggio, dice la Dolto. Tutto. Dalla mano della madre che accarezza il pancione allo sguardo, il solo sguardo, tra il neonato e il mondo. Tutto è linguaggio.

Nasciamo con i sensi pronti, con tutte le parole sulla lingua e tra i denti. Denti da latte, che ancora devono spuntare,  e parole già belle e pronte da pronunciare. Ebbene sì, nascono prima le parole che i denti che le favoriranno o le tratterranno.
La sequenza delle prime parole pronunciate da tutti noi pare sia simile in tutto il mondo: mamma, pappa, cacca, papà.
Sarebbe divertente sapere  che esiste una sequenza completamente nuova tipo: carta, sedia, strada, luna. Più che divertente sarebbe una rivoluzione al pari della scoperta dell’inconscio… ma questo non c’entra niente sul dove voglio arrivare.
Torniamo ai fatti, o meglio alla mia personale scoperta: mamma, pappa, cacca, papà è una sequenza che somiglia al sonetto dantesco. No, non nel senso che ciò che arriva prima è un inferno (o sì?). No.
Questa sequenza ha una logica temporale,  una logica emotiva e una logica spaziale.
Logica spaziale che somiglia ad una quartina da dolce stil novo con la struttura metrica ABBA.
Breve riassunto sulla struttura metrica (riporto da wikipedia): “Molto vario è lo schema rimico del sonetto. Quello originario era composto da rime alterne ABAB.ABAB sia nelle quartine che terzine CDC.DCD, oppure con tre rime ripetute CDE.CDE. o ancora con struttura ABAB ABAB CDC ECE.
Quello in vigore nel Dolce stil novo introduceva nelle quartine la rima incrociata: ABBA/ABBA, forma che in seguito ebbe la prevalenza. Il sonetto è pertanto un genere poetico che ha capacità poliedriche e risponde a funzioni diverse.”

Mi rendo conto che il parallelo somiglia ad un azzardo, ma l’origine della parola sonetto altro non è che “suono, melodia”, e che cosa fa il bimbo che nomina il mondo? Suona la sua melodia allo spazio che lo circonda, bacia i confini del mondo che lo ha contenuto fino a quel momento… si illude di possedere ciò che conosce, nominandolo.
Le prime parole di un bimbo allora non sono tanto lontane dal sonetto dantesco… che in modo non tanto diverso, suona la sua melodia all’amore idealizzato, perduto.

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia, quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua devèn, tremando, muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta,
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.Mostrasi sì piacente a chi la mira
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender no la può chi no la prova;e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.

E così tutto questo sventolar di passato per dire che i bambini sono poeti. Ma non lo sa nessuno.

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