Dopo mesi di videochiamate in cui ci siamo messi in gioco mostrando qualche goffaggine della nostra vita domestica la situazione è ancora incerta.
A cavallo tra due fasi ne sappiamo forse qualcosa di più della nostra famosa “resilienza” e della nostra fragilità.
Abbiamo accumulato informazioni, ripassato matematica, compreso la logica banale del gioco in cui siamo stati catapultati.
Ma il futuro è minacciato dall’urgente questione economica e dall’altrettanto urgente questione sanitaria.
Da ogni parte arrivano grida d’aiuto. C’è l’imbarazzo della scelta.
Ed eccola la chiamata più urgente di questi mesi: la chiamata alla solidarietà.
Nella “Teoria dei sentimenti morali” Adam Smith dice che tra gli uomini esiste un principio di simpatia. La declinazione è nell’ambito economico ma stando sull’etimologia di simpatia arriviamo ad una definizione che indica un’attrazione e un’inclinazione istintiva verso persone o cose da cui deriva il patire insieme e il gioire insieme.
Fa riflettere anche un’altra definizione di simpatia “fenomeno in cui in oggetti non posti a contatto fra loro si verificano le stesse modificazioni“. Sorprendente no?
Certo la simpatia ha diverse declinazioni e può toccare le parti più “alte” di noi, come quelle più “basse” trasformandosi in antipatia.
Qui ci serve questo principio di simpatia per toccare un punto che precede il gesto solidale, ossia il giudizio.
Occorre sospendere il giudizio che cade su chi dovrebbe donare e riportarlo su di noi.
Essere solidali è questione che riguarda la nostra umanità prima del portafoglio nostro o altrui.
E’ dire “tu sei importante per me”. La solidarietà trattiene nel mondo, irrompe nella sofferenza, destina al futuro. Essere solidali è mettere la propria sofferenza in primo piano e trasformarla in dono.
E’ proprio lei, la sofferenza, che educa. Se hai perso qualcosa ma ti metti in gioco per restituire “vita”, dai un senso all’esistenza. E anche sei hai perso metti in circolo qualcosa di diverso che può generare nuova energia.
Il momento è buono per spolverare la vetrinetta dei valori che abbiamo ereditato dalle generazioni passate e tirarne fuori qualcuno. Magari proprio quello della solidarietà, “e scoprire di nascosto l’effetto che fa”. Con simpatia.