Cambiando l’ordine dei fattori il risultato cambia. Eccome.

Per comprendere di cosa si sta parlando occorre innanzitutto leggere questo post della 27aOra.
http://27esimaora.corriere.it/articolo/lettera-a-mio-figlioche-un-giorno-non-sarauomo-violento/

e poi farsi una piccola domanda: cosa succederebbe se quella lettera invece che a Pietro fosse indirizzata a Petra?
Qui di seguito un piccolo esperimento al “femminile”. Sorprendente effetto.

 

Lettera a mia figlia che un giorno (non) sarà una donna violenta.

Un uomo dopo una notte di interrogatorio è crollato e ha spiegato di aver ucciso sua moglie, suo figlia di 5 anni, l’altro figlia di 20 mesi. L’ha fatto perché considerava la sua famiglia un ostacolo ad una nuova storia. Si era invaghito di una collega, un amore non corrisposto, ma che lui bramava come sogno. Ora chiede per se stesso il massimo della pena ma resta lucido quando racconta come e perché ha deciso di sterminare i suoi cari.
Cosa c’entra questa storia brutale con te, figlia mia?
C’entra, perché sei una donna. Perché lo stai diventando. Perché ogni volta che accade una cosa del genere, il mio primo pensiero, da quando sei nata è: ma la madre di questa persona come può amare ancora sua figlia? Come può trovargli una scusante, come può ancora guardarla in faccia? Io, potrei? C’entra, perché di “donne che odiano gli uomini” – gran bel libro che ha finito per diventare un’odiosa, ma pur vera, etichetta – ce ne sono tante. E il germoglio di solito è la prepotenza e la vigliaccheria. Gli uomini non ne sono immuni, ovviamente, ma nelle donne, se si trasformano in violenza, sono letali.

Io, donna, vorrei insegnarti ad essere donna. A scoprire dentro te stessa e mostrare agli altri, il tuo mondo femminile. Che è fatto di quella tenerezza riservata a pochi, di braccia forti e adolescenza ostentata, di sigarette che fumerai come una pazza e che quando deciderai di smettere, niente e nessuno ti farà tornare indietro, di caparbietà e dolcezza, di pallone e macchinine, ma anche di piatti da lavare e camicie da stirare (tu e non la mamma o il fidanzato). Di pubertà vissuta da sola o o con le amiche, di tanto studio o nessuno studio, di una ricerca continua alla tua strada, di lotta fra indipendenza e “paposità”.

Vorrei insegnarti a capovolgere il tuo cielo per accogliere gli uomini nuvolosi, a trasformarti in mare, anche quello burrascoso ma capace poi di trasformarsi in acqua limpida una volta passata la tempesta. Vorrei dirti che un giorno amerai tantissimo, costruirai una famiglia, sarai madre e compagna ma un altro giorno potresti scoprire di non amare più nello stesso modo e allora Petra, ti prego, non essere vigliacca: abbi il coraggio di fare male, di ferire l’uomo che hai amato e non ami più. Parlagli, accetta e subisci le sue lacrime, il suo dolore, la sua disperazione. Comprendilo se puoi, ma sii sempre sincera. Le bugie sono come pugni, la verità, anche la più brutta, prima o poi verrà apprezzata. Se sarà lui a dirti addio, piangi figlia mia. Non ti vergognare della tua debolezza, della tua delusione, della tua paura, della tua rabbia. Ma incanalala, sempre. E le tue emozioni, le manifestazioni delle tue emozioni, conservale come gioiello prezioso. E se amerai una donna, dillo con orgoglio, con fierezza, proprio come si grida al vento l’amore per un uomo. Non chiederti se sei sbagliata, se non sei una donna. Quei dubbi serviranno soltanto alle donne a gli uomini che non capiscono come l’amore superi qualunque etichetta, qualunque “giusto o sbagliato”.

E ridi, ridi tanto. Conserva la tua risata bambina di adesso, portane un pezzettino con te, quando sarai adulta. Gli uomini a volte dimenticano di ridere, anche di se stessi, spesso stritolati in mille ruoli e competizioni. Stempera il loro senso del dovere, la loro pesantezza, il loro continuo e perpetuo sentirsi sempre “dopo”. E leggi, leggi sempre. I tuoi bellissimi libri di avventure ma anche “Piccole donne”. Gli Aristogatti ma pure Cenerentola. Amali gli uomini, perché sono belli. E difficili. E complicati. Ma lo sei anche tu, piccola donna. È solo che la società spesso ci costringe a entrare nei nostri stereotipi e a non abbandonarli più. Lotta contro la gabbia della società, qualunque essa sia. Sul lavoro, nelle scelte personali, nell’amore, in famiglia.

E ogni tanto, a qualunque età, fai come hai fatto l’altro giorno mentre giocavi indaffarata. «Signora Petra, ma che lo dà un bacino a sua mamma?». Tu ti fermi, ti giri, mi guardi e dici, seria seria: «Ti». Mi corri incontro e mi dai un bacio bavoso. Nel tuo «ti» c’è tutto l’amore che io ti auguro di conservare per i tuoi uomini speciali.


Capovolgere la realtà può aiutarci a comprendere qualcosa, a sentire l’effetto che fa e a renderci conto che un cambio di prospettiva è funzionale per iniziare a cambiare.

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